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Un mese dopo...
Passi velati ora accompagnavano un'avanzata che mai si sarebbe aspettato di concedersi così presto. Un'avanzata in una casa che da tempo attendeva di rivedere ma che forse mai credeva di poter nuovamente figurare materialmente e non solo mentalmente, di fronte ai propri occhi. La casa di Clarice Starling si apriva ora di fronte allo psichiatra, ricercato, pluriomicida, cannibale, ritenuto da chiunque un pazzo latitante. Perchè dunque, data la sua fama, mettersi a rischio entrando proprio nella tana del lupo? Nella dimora di quella stessa donna che pochi anni prima l'aveva nettamente e chiaramente rifiutato e dichiarato guerra? Forse proprio perchè Lecter sapeva già da quella notte, da quel bacio da lei ricambiato, da quella cena consumata nell'abitazione campagnola dell'ormai defunto Paul Krendler, che Clarice non era realmente ciò che voleva far credere e ciò che davvero lei credeva di essere. Clarice aveva bisogno di aprire gli occhi, occhi da sempre coperti e quindi incapaci di vedere, vedevano solo ciò che da anni gli altri le avevano insegnato di percepire: lei vestita con le vesti di agente speciale, lei che serviva la legge lasciandosi usare dalla stessa istituzione che tanto fedelmente tentava di rappresentare. Sapeva bene della sua collaborazione con l'agente speciale Graham, Will. Proprio lui. Ma ora non era con il giovane profiler che Lecter sentiva di avere ancora un conto in sospeso, sebbene il loro passato non fosse stato mai saldato, c'era qualcun altro che bramava tanto di occuparsi di lui, il giovane pellegrino, Francis Dolarhyde. Un po' gli dispiaceva in realtà lasciare che il signor D si occupasse di tutto da solo, in vero non sapeva nemmeno se si sarebbe recato prima o poi a Baltimora o Wolf Trap. In quel caso ci avrebbe pensato lui. Ma valeva davvero la pena mettersi ora in gioco? Dopo tanto silenzio? Che motivo evidente c'era adesso di raggiungere quell'abitazione? Lecter sapeva bene che Clarice non era in casa, l'ultima volta che ne aveva varcato la soglia l'aveva trovata a riposare sul divano in compagnia di un bicchiere mezzo vuoto di Jack Daniel. Oggi invece Clarice era ancora al Bureau. Non sapeva esattamente cosa la stesse trattenendo tanto, ma la sua Mustang non era posteggiata fuori. Lo psichiatra sapeva d'aver poco tempo, il suo intendo era semplicemente quello di lasciarle trovare qualcosa, non una lettera, non un biglietto, ma solo un dono. L'ultima volta le aveva regalato un vestito, delle scarpe firmate, questa volta aveva optato per una bottiglia di vino, inconfondibile la marca, indiscutibile l'anno, quello della data di nascita di Clarice. Un Barolo italiano d'annata. Il valore poteva essere davvero alto. Mentre un sorriso ora si dipingeva sul volto dello psichiatra nel mentre lasciava la bottiglia adornata da fiocco rosso attorno al tappo, vicino al mobile del salotto, inspirò profondamente il profumo dell'area circostante. Avanzò verso il corridoio, percorse il tratto che lo condusse alla camera da letto, li vide il luogo dove Starling riposava abitualmente, quando non si fermava nel suo ufficio, in disordine. Le lenzuola smosse, il cuscino di traverso. L'uomo scuotendo la testa si avvicinò, decise di fare un po' d'ordine tirando le lenzuola e sistemando il cuscino. Forse era una velata scusa per concedersi ora di soffermarsi più del dovuto con il viso chinato e la schiena curva, verso il guanciale di Starling? Poco importava, non era visto. Lo psichiatra chiuse gli occhi, raccolse quel cuscino poco prima sistemato. Lo avvicinò al viso raddrizzandosi e ne inspirò a pieni polmoni l'odore. Gli occhi del cannibale si chiusero mentre le labbra ora sfiorarono la federa del cuscino. "Oh, Clarice.." Un solo sussurrò seguì numerosi sospiri emanati per quasi un minuto, prima che l'uomo riponesse il cuscino al suo posto. Guardò il comodino di Clarice, non v'era molto, solo un bicchiere vuoto. Lo raccolse, ne sentì l'odore. Ancora Jack Daniel's. Doveva essere davvero il suo liquore preferito. Il tempo a sua disposizione ora era quasi finito, lo psichiatra diede un ultimo sguardo alla stanza di Clarice, dopo alla cucina e per ultimo al salone prima di dirigersi verso l'uscita. |