Abigail continuò ad aggirarsi per la cucina, facendo attenzione a non calpestare le pozze di sangue rappreso che macchiavano le mattonelle. Era difficile tentare di trovare in quel disordine un filo conduttore che le suggerisse precisamente i movimenti dell'assassino in quell'ambiente. Se ci fosse stato Will al suo posto, sarebbe riuscito a vedere molto più di ciò che gli occhi di Abigail riuscivano a cogliere.
La ragazza era sempre stata incuriosita dalle capacità dell'agente dell'FBI, nonostante questi non avesse fatto che scoraggiarla. A sentir lui, non esisteva niente di peggio: nella sua mente non c'erano barriere efficaci e solide, nulla che potesse proteggerlo da ciò che osservava, da ciò che immaginava. Abigail aveva allora capito che la paura nasceva dall'immaginazione, era il prezzo da pagare per quello che al contrario Jack Crawford considerava un dono.
Lei non aveva l'immaginazione di Will Graham, ma aveva vissuto abbastanza esperienze cruente da riuscire ad avvicinarsi alla verità dei fatti più di quanto avrebbe potuto fare un reporter che stava seduto alla sua scrivania e il massimo che aveva potuto vedere di una scena del crimine erano stati degli scatti rubati.
Decise di lasciare la cucina e di riprendere ad aggirarsi per la casa, rimandando una nuova analisi della scena del crimine a un momento successivo, magari con qualche elemento in più. Doveva capire qualcosa di più sulla vittima, forse solo così avrebbe avuto chiaro qualche nuovo elemento circa l'assassino.
Varcò la soglia e si trovò di nuovo nel corridoio spoglio. C'era una scala che portava al piano di sopra, così Abigail iniziò a salire i gradini.
Come nella pressoché totalità di abitazioni di quel tipo, di sopra si trovava la zona notte. La donna scostò la porta della camera da letto della signora Morris ed entrò. Una trapunta con motivi floreali, che odorava leggermente di naftalina, era stata adagiata sul materasso. Sul comodino c'erano un bicchiere vuoto, un portapillole smaltato, un paio di occhiali con le lenti bifocali e un libro.
Abigail continuò ad aggirarsi per la stanza, si diresse verso il comò che si trovava sulla parete opposta al letto. C'erano delle fotografie, simili a quelle che aveva trovato dabbasso. Tese la mano verso una delle cornici, quando le sembrò di sentire un rumore.
Bloccò il gesto a mezz'aria, cercando di capire di cosa si trattasse. Non era facile interpretare i suoni di una casa che non si conosceva, poteva essere stato lo schiocco delle assi di legno della pavimentazione, oppure qualcos'altro. Si chiese se fosse davvero sola in quella casa o se qualcuno avesse avuto la sua stessa idea di fare una visitina. Escluse mentalmente la possibilità che si trattasse sempre dell'assassino, era più probabile che ci fosse un agente. Se l'avesse trovata lì, avrebbe fatto delle domande scomode: Abigail aveva oltrepassato i sigilli di una scena del crimine che non era ancora stata ripulita. Così decise di restare dov'era ed eventualmente nascondersi fintanto che l'agente o chi per lui non se ne fosse andato.
Rimase immobile, con le orecchie tese, in attesa che il rumore si ripetesse, ma l'abitazione era tornata silenziosa. Così allungò la mano verso una delle fotografie, riprendendo la sua osservazione.
La cornice era d'argento, probabilmente l'oggetto più prezioso che c'era in quella stanza, forse un regalo di nozze. La fotografia ritraeva i signori Morris in gioventù, circondati da altre persone. Abigail riuscì a intravedere qualche somiglianza tra di loro, così dedusse che erano parenti.
Dal retro della fotografia spuntò un pezzetto di carta. Una penna biro vi aveva tracciato le seguenti parole: "
Avere un posto dove andare – è una casa. Avere qualcuno da amare – è una famiglia. Avere entrambi – è una benedizione."
Non una data, non una firma. Poteva tranquillamente essere stata scritta dalla signora Morris, eppure Abigail nutriva qualche dubbio in proposito. Aggirandosi al piano inferiore aveva scorto una nota della spesa: la grafia era diversa da quella del biglietto infilato dietro la cornice.
Trasse il cellulare dalla tasca e fotografò il foglio, poi lo rimise dov'era.