[FLASHBACK] - PARIGI - Casa Carrie, The 'doomsdinner'

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view post Posted on 30/8/2015, 20:00     +1   +1   -1
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Alla mia tavola non vi è spazio per la pietà

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DU MAURIER AND LECTER'S REMEMBERS

After the escape

Ambientazione temporale: seconda metà 'Il Silenzio degli Innocenti'

Players: Hannibal Lecter™ / Bedelia Du Maurier


:hannibal2:

Diversi anni erano passati dopo l'arresto del dottor Hannibal Lecter, noto ormai a tutti come Hannibal the Cannibal, o Squartatore di Chesapeake. Un uomo che fino a prima d'essere smascherato dall'agente speciale Will Graham era conosciuto come lo psichiatra più illustre di tutti gli Stati Uniti.
Per la precisone erano stati otto gli anni in cui era rimasto rinchiuso nel Manicomio Criminale di Baltimora, ospedale psichiatrico presieduto dal dottor Frederick Chilton e dalla dottoressa Alana Bloom.
Anni di dura prigionia si era lasciato alle spalle dopo l'evasione, un'evasione ottenuta a fatica in vero, dato che Lecter dovette aspettare il momento giusto per ottenere un trasferimento da quel manicomio e cogliere l'occasione perfetta per ingannare le autorità di servizio in questione per farla franca.

La cosa più importante da fare era lasciare l'America al più presto, fuggire, far sparire le proprie tracce. Lecter sapeva bene che le autorità di tutto il mondo si sarebbero mobilitate per scovarlo, infatti ci avrebbe messo ben poco a spostarsi da uno Stato all'altro sotto false identità per rendere questo incarico il più difficile possibile.
Durante il primo viaggio, quello che lo avrebbe condotto in Europa, per la precisione in Francia, lo psichiatra ripensava agli ultimi eventi che gli avevano permesso di avere una seconda possibilità dalla vita, una nuova libertà che mai avrebbe sprecato come aveva fatto l'ultima volta. Quella recluta dell'FBI, quella giovane donna determinata ad ottenere la promozione ad agente speciale, volenterosa di fermare un serial killer temibile e pericoloso, l'aveva reso libero ancor prima di fornirgli, involontariamente, la possibilità d'esserlo fisicamente. L'aveva fatto rendendolo partecipe delle sue sofferenze e delle sue paure, parlandogli di lei, comunicando con la sua persona senza avere il pregiudizio che sicuramente tutti avevano tentato di costruire nella sua mente. L'aveva fatto unicamente per ottenere informazioni circa il caso che ancora stava seguendo? Probabilmente sì, ma Hannibal Lecter sapeva che non avrebbe smesso di cercare informazioni suo conto, ormai la futura agente speciale gli si era insinuata nella mente, lo incuriosiva e lo intrigava, oltre a divertirlo. Certamente avrebbe tentato nuovamente di mettersi in contatto con lei, ancora doveva decidere in quale modo.

Ma come era risaputo, Hannibal Lecter non era un uomo che amava lasciare i conti in sospeso. C'era un motivo se l'FBI aveva scovato suo nascondiglio otto anni prima, quando Will Graham riuscì ad arrestarlo. Qualcuno di cui si fidava aveva parlato. Lecter l'aveva capito dalle conversazioni avute in manicomio tre anni prima con lo stesso agente speciale che l'aveva arrestato. Graham non aveva incolpato direttamente la sua ex psichiatra, ma infondo era l'unica al corrente dei suoi spostamenti, l'unica con la quale era fuggito e l'unica che avrebbe potuto tradirlo.
Non aveva mai avuto modo durante la prigionia di chiarire quel punto tanto importante che per anni aveva colmato i suoi pensieri di risentimento e a tratti di rabbia.
Poteva coincidere tutto alla perfezione: la partenza, la fuga e la visita a lei, a quella donna che ora avrebbe dovuto parlare.

Bedelia Du Maurier a quanto sapeva si era trasferita da qualche mese proprio in Francia, nella città dove avevano resieduto prima della partenza per Firenze sotto false identità e sotto copertura.
Quella notte Lecter aveva deciso di organizzare una cena, la prima vera cena che si sarebbe concesso dopo otto anni di pasti freddi, mal cotti e soprattutto con ingredienti mai del tutto apprezzati dal suo palato.
Era entrato silenziosamente nell'appartamento della donna, così silenziosamente che ella non potè rendersene conto.
Otto anni non avevano cambiato poi tanto la fisionomia della sua ex psichiatra. Questo pensava nel momento in cui la sorprese alle spalle bloccandola ed addormentandola con un fazzoletto imbevuto di cloroformio pressato contro le sue vie respiratorie.
La dottoressa avrebbe dormito un bel po', il tempo necessario per dar modo all'uomo di organizzare il banchetto che da un bel po' di ore aveva immaginato di inscenare.


Two hours later.

La tavola era imbandita, un tavolo lungo apparecchiato per due ma con molte pietanze in attesa d'essere consumate. Dessert, tartare, vino rosè, salumi, formaggi.
Ma il piatto forte era sicuramente ciò che più di tutti catturava l'occhio di chiunque avrebbe potuto assistere o partecipare alla cena. Un lungo vassoio al centro del tavolo conteneva qualcosa di grande, molto più grande degli altri pasti, era proprio una gamba perfettamente mozzata al di sotto della testa del femore, fino al piede. Una gamba umana.
Lecter si trovava in cucina mentre attendeva che la dottoressa Du Maurier, la quale era stata seduta mentre dormiva proprio da lui a capo tavola, aprisse gli occhi ritrovandosi con il corpo completamente addormentato, una fasciatura alla gamba sinistra e la cena di fronte a lei.

Edited by Hannibal Lecter™ - 19/9/2015, 16:12
 
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Eva Irene Adler
view post Posted on 31/8/2015, 00:19     +1   -1




:bedelia:

La Dottoressa Bedelia Du Maurier aveva una pronuncia francese impeccabile, tanto che nessuno avrebbe mai sospettato avesse anche nazionalità americana. La Francia, il suo stato natale, le era sempre rimasto nel cuore in tutti gli anni trascorsi a Baltimora, nel Maryland. A Sant'Emilion aveva tutti i ricordi della propria infanzia ma ormai il casolare dei Du Maurier era in rovina, quindi non riusciva più a considerarla come la casa di un tempo, il suo rifugio emotivo.
Per questo aveva scelto Parigi, ritirandosi e assumendo il cognome materno: Carrie.
La Dottoressa Du Maurier era diventata assai famosa per vicende di cronaca nera legate l caso del suo ex paziente Hannibal "the cannibal" Lecter, uno dei più brillanti psichiatri d'America, noto per aver servito ai suoi amici e ospiti pietanze a base di ...carne umana.
Era stata scoperta la sua "dispensa degli orrori" dopo la sua fuga in Europa, scampato per un soffio alla cattura dell'Fbi che iniziava a sospettare fosse lo Squartatore di Chesapike. Tuttavia la squadra di Jack Crawford non era stata abbastanza lesta e previdente.
A ciò si doveva la sua fuga alla volta dell'Europa ma con sorpresa di tutti non da solo. No. La sua psichiatra era con lui. Complice? Amante? Anche lei killer?
Magari tutte e tre le cose. Vittima oppure ostaggio?
Molti l'avevano creduta già morta. O certamente con poche probabilità di sopravvivenza con un simile "marito".
La verità era che non aveva mai smesso di essere la sua terapista, sapeva che solo a questo doveva il fatto di essere sopravvissuta a quegli otto mesi sotto la falsa identità di Lydia Fell. Il Dr Lecter l'aveva sempre stimata come donna, collega e sua terapista, lo aveva capito conoscendolo da molti anni, o meglio, conoscendo la versione che lui aveva scelto di mostrarle.
Lei, la prima e sola che aveva intravisto tra le sue cuciture la sua vera natura, aveva sempre avuto un piano su come uscire da quella situazione. Aspettava in realtà il momento giusto.
E quando questo avvenne lei seppe cosa dire alla questura di Firenze. Non aveva potuto fare altro che patteggiare per la propria libertà, evitando di essere incriminata per favoreggiamento e complicità, rivelando la vera posizione di Hannibal.
Ovviamente Hannibal le aveva iniettato dei farmaci e con l'ipnosi le aveva fatto credere di essere la moglie del facoltoso Professore Roman Fell, Lydia.
Quindi lei essendo stata manipolata, una vittima, non aveva mai avuto la consapevolezza di essere in realtà qualcun altro.
Questa era stata per tutti la sua versione dei fatti, confermata in seguito dallo stesso Lecter. Ma solo loro due sapevano la verità.
Tornata alla sua normale routine di Baltimora, per quanto fosse possibile, era ormai nota a tutti come "la sposa di Frankeinstein" tuttavia anche questa volta sapeva come muoversi, che parte recitare, come sopravvivere.
Disse ancora una volta ciò che gli altri si aspettavano da lei, fu straordinariamente facile. Ma non poteva giocare con il proprio inconscio come con gli altri. Non era così facile mentire a se stessi. Per questo, alla fine, stanca di quei riflettori puntati su di sé, anni dopo l'uscita del suo libro sul Dottor Lecter, seminari conclusi, si era ritirata, decisa a sparire per tutti e ricominciare da zero.
Così quel bell'appartamento a Mom Artre, acquistato dalla bionda e fine Bedelia Carrie, era da qualche mese la sua nuova casa e lì sperava di acquisire quanto meno la pace con se stessa.
Giorno dopo giorno aveva i suoi spettri e cicatrici da affrontare ma era un percorso necessario da compiere da sola. Se non senti più il dolore puoi imparare a controllarlo.
Era rientrata da poco da una serata all'opera, avevano dato la Traviata, una perfetta esecuzione,li dieci minuti di applausi, era contenta di essersi concessa quel lusso. Percorse il lungo corridoio silenzioso, strano. Era certa di aver lasciato la luce accesa.

Non si accorse di nulla, se non quando ormai era troppo tardi. . Solo un'ombra, una folata di vento. E il buio. Il vero buio. Un buio in cui tutto sapeva di cloroformio. Poi la sensazione di cadere, ma sorretta da qualcuno.
Vago' nel limbo dell'incoscenza per un tempo a lei indefinito.
Alla fine le giunse alle narici un profumo intenso di fiori.
Quello la svegliò. Ed aprì gli occhi. Sbatte' più volte le palpebre, stentava a riconoscere la propria sala da pranzo, per quanto fosse imbandita.
Una gran cena degna di un matrimonio, che risveglio' in lei sopiti fasti e incubi.
Uno stile impossibile da dimenticare, quanto unico e facile da riconoscere, specialmente in seguito alla convivenza a Firenze.
Decisamente il suo ospite ci teneva a farsi riconoscere da lei, quanto a rivederla. Chi poteva essere altri se non lui?
La sua firma era la portata principale di quella cena e faceva bella mostra di sé su un vassoio d'argento: una gamba umana perfettamente cucinata ed esposta elegantemente.
Il panico si impadroni' di lei.
L'adrenalina le stava correndo in circolo e si opponeva all'effetto dei farmaci che invece la volevano immobilizzata li.
Ma provava ancora l'istinto primario di combattere o fuggire. Non era da lei arrendersi. Prese degli ampi respiri per calmarsi. Fu così che notò che non indossava più lo stesso abito dell'opera. O meglio. ..non ricordava proprio di averlo mai avuto un abito così. Non era il momento di distrarsi e perdere secondi preziosi in quel modo.
Era certa sarebbe arrivato presto, doveva essere forte. Non sapeva cosa avrebbe provato nel rivederlo.
Lentamente stava riacquisendo sensibilità alle mani, flettendo le dita capi' che poteva muoverle e tranciare con la propria forza di volontà quei fili invisibili.
Non aveva molte possibilità e certamente non
avrebbe avuto altre possibilità in seguito.
Il primo oggetto che vide fu una forchetta per le ostriche. Avrebbe sorriso per l'ironia.
Ostriche, marsala e noci: per insaporire la carne.
L'afferro' e abbassò subito la mano, nascondendola nelle pieghe del lungo abito nero di pizzo.
Il tempo era scandito solo dal un antico orologio a dondolo e dal ritmo del proprio respiro.
Un altro palco. Un'altra scena.
Presto sarebbe entrato l'attore principale e regista di quella commedia.
Chi gioca, paga.
La carne era nuovamente sul menù.
Poteva solo sperare che non fosse la propria.

Edited by Eva Irene Adler - 31/8/2015, 01:59
 
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view post Posted on 31/8/2015, 20:48     +1   -1
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Lecter, ancora in cucina a preparare gli ultimi ingredienti per il condimento finale, sapeva benissimo che la dottoressa Du Maurier poteva essersi benissimo svegliata nell'attesa.
Sapeva anche che la donna non avrebbe potuto percepire nulla agli arti inferiori per molto altro tempo, quanto bastava all'uomo per conversare con lei e ottenere le informazioni che cercava da troppo tempo di sapere. Probabilmente Bedelia Du Maurier avrebbe anche potuto muovere le mani, o addirittura le braccia, ma questo certamente non le sarebbe servito per scappare ancora una volta senza dargli spiegazioni di quello che per otto anni aveva ritenuto un tratimento.
Le aveva dato fiducia in fin dei conti, era la sua analista, colei che da sola aveva capito tante cose sul suo conto, tramite le sedute, tramite quella lontana manipolazione che aveva esercitato su di lei ai danni del loro paziente comune, tramite la sua richiesta di aiuto per salvarla da un arresto certo.
Bedelia era sempre stata conservatrice di un segreto con lui dopo quell'evento, dopo l'uccisione del paziente che voleva denunciarlo e che era apparso ai suoi occhi forse violento o semplicemente troppo fastidioso. Lecter non aveva fatto in modo di farle pesare questo aiuto, infondo lui stesso aveva permesso che il tutto avvenisse, eppure sapeva che in un certo senso Bedelia non l'avrebbe mai potuto tradire.
Cosa era successo quindi quella lontana notte di otto anni fa prima del suo arresto in fuga dall'Italia? Quanto Bedelia Du Maurier c'entrava con la sua cattura?
Finalmente quelle risposte stavano per avere una forma.

Hannibal Lecter finì il contorno al quale stava lavorando da diversi minuti, era a base di cipolle, piuttosto forte, ma perfetto per accompagnare il piatto forte che fumava nel centro di quel tavolo.
Sorridendo leggermente mentre un ghigno di mera soddisfazione e realizzazione gli si formò in volto, afferrò il vassoio d'argento con la salsina terminata e si diresse verso il salone.
Dopo aver compiuto diversi passi potè udire il profumo emanato dalla donna, più intenso di prima, segno che si era svegliata e anche non poco agitata. Finalmente svoltò l'angolo e la vide, sembrava smarrita, disturbata, pallida.
Inclinò di lato la testa.

"Buonasera, dottoressa. Quanto tempo è passato."

Rimase in silenzio qualche istante avanzando verso il tavolo per posare il vassoio di fronte al proprio piatto. Prese un respiro profondo tornando a guardarla dicendo.

"Immaginavo avesse il piacere di consumare un'ultima cena, dopo tanti anni di attesa.."
 
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Eva Irene Adler
view post Posted on 1/9/2015, 01:09     +1   +1   -1




:bedelia:

L'aroma delle pietanze si fondeva gradevolmente con quello delicato dei fiori. Era un connubio di colori e forme poliedriche, uno scenario perfetto per consumare la cena di un certo livello. Ma d'altronde, conosceva così bene Hannibal,dal riconoscergli quelle sue particolari finezze estetiche che chiunque altro avrebbe considerato una mania o perdita di tempo. Invece lei sapeva come esteta, al pari di lui, che ogni più piccolo rituale e gesto era simbolico nelle sue sfaccettature. Come la pennellata finale dell'artista, che si compiace del proprio lavoro in solitudine.
O un compositore ultimata la sua opera, si concede di suonarla da capo interamente per sé stesso .Questo era il suo disegno. E in ciò era rientrata lei nuovamente, o meglio.
Forse sarebbe stato più corretto dire che non era mai uscita dalla tela del ragno. Ma questa farfalla si sarebbe dibattuta anche senza ali se necessario.
Hannibal doveva avere una motivazione ben precisa per non averla uccisa, non ancora.
Voleva che parlasse ovviamente a proposito di otto anni prima.
Certo. Non era poi così difficile immaginare la causa del suo risentimento verso di lei. La domanda era come lei sarebbe riuscita a trarne un vantaggio.
Hannibal era un maestro della manipolazione.
La vena sadica che era in lui si nutriva nel generare sofferenza per la curiosità di ottenere una risposta.
Lei non sarebbe stata un giocattolo in sua balia. Non lo era mai stata e lui l'aveva sempre stimata per questo.
Se quella doveva essere la sua ultima cena, non avrebbe recitato la parte dell'ospite ma della padrona di casa.
Il freddo argento di quella piccola forchetta le infondeva un poco di coraggio, per quanto non era ancora in grado di esercitare il tatto su di essa.
Fu così che dei passi distinti le annunciarono il suo arrivo ma i suoi movimenti erano ancora ostacolati e sedati dai farmaci che aveva in corpo, per questo poté voltare a mala pena la testa. Eccolo. Non gli nascose la propria aria preoccupata. Si schiari' la gola. No. Gli anni di manicomio non lo avevano e non l'avrebbero mai cambiato. Dubitava fortemente qualcosa ci sarebbe mai riuscito.
Il respiro le si fermò mentre sgrano' gli occhi. Impeccabile come sempre, aveva compiuto la stessa scelta per lei.
Doveva averla vestita lui, a suo gusto, come una bambola.
Accompagnò i suoi movimenti con il proprio sguardo, troppo distante da lei in ogni caso. Solito tono cortese, pacato. Non lo aveva mai sentito alzare la voce e lei lo avrebbe ricambiato con la medesima cortesia.
Schiari' appena la voce e uso' il suo solito tono pacato.

"Buona sera a lei, Hannibal. La ringrazio del pensiero ma non avrebbe dovuto disturbarsi.
Non lo avrei mai preteso in ogni caso, ma posso lo stesso pronunciarmi sorpresa, dato che non mi sarei mai aspettata questa visita.
Ho ragione di credere che questa sia l'ultima volta, dunque? "

Non seppe mai come ma riuscì a trovare la forza per spianare le sue labbra in un sorriso.

"Immagino lei sia di passaggio.."
Prese il respiro per calmarsi, riaprendo gli occhi su di lui.
 
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view post Posted on 2/9/2015, 20:38     +1   +1   -1
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Si era sempre chiesto come la dottoressa Bedelia Du Maurier avrebbe reagito ad una cena che da sempre il dottor Lecter, o meglio, da otto precisi anni, si era figurato nella mente nel minimo dettaglio.
Si chedeva anche se davvero la donna pensava non l'avrebbe mai cercata dopo un'eventuale evasione. Probabilmente per timore o per sfuggire dall'ansia giornaliera, aveva evitato di informarsi circa il suo conto, data anche la sparizione che aveva cercato di mettere in atto con quel trasferimento sotto il cognome della madre in Francia.
Lecter era sempre stato un uomo che agiva in silenzio, nel buio. Per otto anni le sue ali erano state legate dopo l'arresto, dopo che Will Graham, grazie alle informazioni fornite proprio dalla donna che aveva di fronte, l'aveva sbattuto in manicomio sotto le direttive di Frederick Chilton ed Alana Bloom, altri due elementi che Lecter avrebbe avuto il piacere di andare a trovare, ma in un secondo momento.
Ora aveva di fronte l'artefice della sua cattura, di sicuro ne avevano di cose da dirsi, ma non lo sorprendeva troppo il fatto che lei cercasse di apparire naturale e tranquilla, la sua agitazione era palpabile così come la sua preoccupazione circa il piatto che catturava l'attenzione nel centro del tavolo.
Prese un respiro profondo sollevando le sopracciglia, forse cercava di intuire qualcosa, ma era certo che le sue intenzioni le conosceva bene.

"Davvero non si aspettava, dottoressa Du Maurier, una mia visita? Mi sorprende questo suo stupore...."

Disse con un tono di voce basso, tranquillo ma scandendo bene e chiaramente ogni singola parola. Portò avanti la mandibola avanzando verso l'altro lato del tavolo, di fronte a quello della donna. Posò le mano sullo schienale della sedia sul quale si sarebbe seduto, ma per il momento rimase in piedi. Gli anni di prigionia avevano reso la pelle dell'uomo più grigia, pallida, secca. Non era certamente abituato a vedere la propria immagine in simili condizioni.

"Sorride, dottoressa? Lasci che anche io possa sorridere gustando quest'ultima cena in sua compagnia... Gradisce?"

Sollevò una mano dallo schienale della sedia per indicare la tavola imbandita, fece poi il giro del tavolo avvicinandosi alle pietanze e quindi a lei.

"Allora, da cosa cominciamo, Bedelia Du Maurier? Un rosè? Penso sia apropriato..."

Lo stesso vino che la donna gli aveva offerto molti anni prima a casa sua dopo una seduta, lo stesso simbolo della fiducia spezzata.
 
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Eva Irene Adler
view post Posted on 3/9/2015, 19:11     +1   +1   -1




:bedelia:

Si diede mentalmente della stupida, si era così impegnata nel fare in modo di far perdere le proprie tracce, recidendo ogni minimo filo con il passato, per procedere con la propria terapia personale...che aveva compiuto una leggerezza madornale, cosi madornale, tale da costarle ora molto cara.
La sua era stata l'arroganza e la spavalderia del sopravvissuto.
Come aveva fatto a perdersi la sua fuga dal manicomio? Quale sorta di destino perverso e infausto l'aveva ricondotto da lei, ora che si stava rifacendo una vita?
Il suo inconscio l'aveva protetta da tale eventualità, rifiutando tale probabilità dopo otto anni.
Sapeva cosa avrebbe fatto Hannibal ora come sapeva il valore simbolico di quella cena.
Era una partita a scacchi oppure il gioco del gatto con il topo?
Dipendeva tutto da lei.
Se si fosse lasciata manipolare o meno, solo per il suo esclusivo gradimento provato nel torturarla. Sapeva di cosa era capace, ricordava Firenze.
《 Osservi o partecipi? 》.
Avrebbe dovuto fare in modo di farlo avvicinare a lei, per recidergli la carotide con un movimento fulmineo, ma bastante per far sopraggiungere la morte dopo dodici secondi, lo svenimento a cinque.
Normalmente sarebbe rabbrividita e lo stomaco si sarebbe contratto a tale pensiero, fortunatamente le proprie terminazioni nervose ancora non funzionavano a dovere, quindi niente tradi il suo pensiero, eccetto un lieve socchiudersi dell'occhio destro, cosa che accadeva solitamente quando era triste o agitata. Ad ogni modo Hannibal avrebbe opposto certamente resistenza. Preferì non pensarci ora; la conversazione cadde sul rose'. Quale ironia. Si schiari' la gola, umettando le labbra secche prima di parlare nuovamente.

"Trovare un punto d'incontro tra di noi, è sempre stato un motivo di orgoglio, dal punto di vista professionale e non, come colleghi, terapista e paziente. .. coppia in fuga."

Prese il respiro alle ultime tre parole, facendo una lieve pausa. Il suo tono era pacato, mentre lo vedeva avvicinarsi.

"Se sono stata la prima ad intravedere tra le cuciture del suo abito, Hannibal, in seguito ho sempre avuto il buon senso di porre un velo tra di noi.
Lo stesso che pensavo mi avrebbe salvata.
Conosce i miei gusti quanto io conosco i suoi Dottor Lecter.
Per questo sono certa lei abbia previsto un ottimo vino d' accompagnamento per la portata principale.."

Ovviamente stava alludendo alla gamba.

Edited by Eva Irene Adler - 5/9/2015, 14:54
 
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La donna appariva come pensierosa a tratti, sentiva che la sua mente vagava, vagava all'infinito forse su ricordi, pensieri, timori e ricerca di vie di fuga, le stesse che ora sicuramente non avrebbe potuto trovare.
Lo psichiatra la scrutava molto attentamente negli occhi per cercare di captare i suoi pensieri e cosa stesse decidendo di fare per uscire da quella situazione, quindi non staccava quasi mai lo sguardo da lei, se non nel momento in cui si avvicinò alla bottiglia precedentemente stappata per lasciar decantare il vino. L'afferrò con garbo, era raffreddata al punto giusto. Come il galateo impone, Lecter puntò il dito pollice sul fondo della bottiglia, con le altre dita invece la lasciò ricadere flettendo leggermente il polso versandone il contenutò nel calice lungo di fronte alla donna, si era avvicinato un poco alla sua ex analista per offrirle il rosè, sentiva il profumo del vino versato, leggermente vivace, arrivargli fino alle narici. Lo apprezzava notevolmente, sapeva che lo stesso valeva per lei. risollevando la bottiglia lo psichiatra lanciò un'occhiata ai gomiti bassi della donna, aveva immaginato tenesse qualcosa in mano per ferirlo, ma sapeva anche che non avrebbe mai avuto i riflessi utili per compiere un gesto tanto repentino. Sorrise appena senza allontanarsi mentre riappoggiava la bottiglia sul tavolo. La guardava inclinando la testa per poi prendere un respiro profondo.

"E' stato quel velo, dottoressa, a spingerla a tradire la mia fiducia otto anni fa? Oppure l'abbassamento di esso?"

La voce dell'uomo ora era bassa, fredda, a tratti addirittura tagliente, non nascondeva affatto il risentimento provato in quell'istante che pareva durare ore, anzi che minuti. Quella vicinanza senz'altro poteva indurre la donna a provare a colpirlo, lui di certo non temeva una simile reazione, sapeva la quantità di tranquillante che le aveva somministrato e sapeva anche che la forza che il corpo esile di lei avrebbe potuto fornirle non sarebbe stata certamente sufficiente.

"Beva pure, dottoressa, assaggi il rosè. Mi dica se apprezza. Gliene verserò ancora un po' in quel caso..."

Ora la voce dell'uomo era totalmente diversa, pacata, tranquilla e cadenzata come se in argomento cibo tutto ciò che è al di fuori dovesse essere lasciato in disparte. Anche il risentimento e la rabbia. Il mangiare era sempre stato sacro per il dottor Lecter, così come la gentilezza.
 
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Eva Irene Adler
view post Posted on 5/9/2015, 11:53     +2   +1   -1




:bedelia:

Era certa che Hannibal la stesse scrutando in quanto medico, psichiatra e suo ex paziente, contemporaneamente, aspettando pazientemente la sua prossima mossa.
Il mostro le sorrideva dietro la maschera del gentleman ed era assetato dalla curiosità di ottenere un suo riscontro.
Che lei palesasse sicurezza o paura, o si apprestasse ad insultarlo, quanto a lusingarlo, erano tutti meccanismi previsti da lui che avrebbero generato, certamente, un certo grado di soddisfazione e compiacimento. Se così non fosse stato sarebbe stata punita da lui.
Era assai probabile avesse previsto un suo ipotetico attacco, non fidandosi di lei.
Non sapeva se la richiesta di Hannibal riguardo al bere, potesse essere un modo per farle saggiare il tono muscolare del suo braccio, per farla desistere da un suo tentativo di opporre resistenza; gettandola così nella disperazione.
Assai probabile.
Lo sguardo di Bedelia si spostò dai suoi movimenti eleganti al bicchiere di rose' in questione in silenzio.
Hannibal non era il solo a studiare i simboli, anche lei lo faceva. Sapeva come spingerla al limite e saggiare le sue difese, per metterla alla prova ma lei non era stata meno manipolatrice di lui, e Hannibal lo sapeva.
Per questo lei era lì a quella cena.
Hannibal non era un uomo che perdersi in chiacchiere, preferiva andare al sodo; amava essere scenografico a volte, ma se pensava che tu avessi un conto in sospeso con lui ti avrebbe raggiunto fino in capo al mondo, il tempo per lui scorreva in modo diverso.
Era stata una sciocca a non capirlo prima. Ma non si lasciò abbattere dal suo risentimento, sostenendo il suo sguardo.

"Mezze verità e mezze bugie"

Sospirò guardandolo negli occhi.

"Per la questura di Firenze non ero Lydia Fell, quanto non lo ero mai stata per lei, Hannibal.
Le avevo detto che sapevo come tirarmi fuori da quella situazione..ma non abbiamo approfondito il come.
Ognuno deve aver ipotizzato diverse versioni della questione.
La mia colpa è stata quella di pensare a me stessa? "

Parlare così a lungo, considerando il suo stato, le mise sete.
Tornò a guardare il bicchiere che le sembrò trovarsi ad una distanza ragguardevole, sollevò il braccio con una lentezza esasperante rispetto a prima. Detestava farsi vedere così inerme alla mercé di Hannibal ma non aveva scelta.
Il freddo bicchiere di cristallo solletico' il tatto della sua mano, ma era ancora vittima dell'intorpidimento.
Come immaginava era molto pesante per lei.
Tuttavia riuscì lentamente a portarlo alle labbra, senza rovesciarlo.

" Accarezza il mio palato quanto il tessuto morbido di questo vestito, che non posso accettare, la ringrazio. "
 
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Probabilmente nel momento in cui la donna aveva udito l'invito di lui ad assaggiare il vino appena versato, si era resa realmente conto di quanto i calmanti che le aveva somministrato fossero ancora in grande quantità nella sua circolazione, era evidente che il suo sangue ne fosse ancora saturo, sarebbe riuscita a fare ben poco per salvare la sua persona con qualsiasi cosa si fosse nascosta in grembo, oggetto che Lecter individuò quanto prima dato che vedeva la forchetta a due denti mancare dal servizio della dottoressa Du Maurier.
Gli aveva dato una spiegazione, o quanto meno una qualcosa che sembrava tale ma che a lui non lo soddisfò per nulla, infatti non sorrideva, non batteva ciglio, non parlava mentre la guardava con un'espressione molto paragonabile a quella che avrebbe un qualsiasi uomo deluso da chi non si sarebbe mai aspettato d'essere tradito.
La vide finalmente sollevare il calice, stava facendo fatica, si stava concentrando e tentava in tutto per tutto di non versarne il contenuto mentre lo sorseggiava. Lecter in quel momento inclinava il capo scrutandola, la vide assaporare il rosato e descriverne il sapore, non avrebbe potuto farlo in modo migliore. Sollevò le sopracciglia schiudendo la bocca in un sorriso soddisfatto che per un po' riuscì a prendere il posto di quel risentimento mostrato fino a poco prima. Era evidente che con quella frase volesse sottolineare il fatto che quel vestito non fosse di certo nella sua collezione.

"Temo che la somministrazione dei tranquillanti, dottoressa, la portino a declinare l'invito. Questo mi duole, mi creda. In effetti il piatto forte si sposerà maggiormente con un rosso fermo, non crede?"

Domandò avvicinando la mano alle posate poste di fronte alla donna, a lato del suo piatto in porcellana fine. Si finse sorpreso e disse.

"Sono desolato, un errore imperdonabile, ho dimenticato di servirvi della forchetta per il dessert, come ho potuto..."

Lo psichiatra era certo di non aver avuto una simile dimenticanza, ma era incuriosito di vedere come la sua ex terapista avrebbe reagito una volta resa conto che lui sapeva della mancanza di quella posata. Aveva volutamente ignorato la sua spiegazione, chiaramente non gli era bastata, chiaramente ne avrebbe voluto una migliore, una più chiara, una che l'avrebbe realmente soddisfatto. Era quello il vero piatto forte della serata e della cena.
 
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view post Posted on 7/9/2015, 22:05     +1   +1   -1




:bedelia:

I modi di Hannibal non erano affatto cambiati, era ovvio che le sue risposte non l'avrebbero mai soddisfatto fino a quando lei non avesse colto l'argomento appieno, ossia ammesso la propria colpa e passata consapevolezza di tradirlo. Si sarebbe destreggiato con le parole per torturarla, al pari di un silenzio che palesava la sua disapprovazione, pur di strapparle quella confessione, manipolandola se necessario.
Fintanto che non avesse la necessità di saziarsi con la sua di carne, e di questo non era poi così certa, si chiese cosa sarebbe rimasto di lei dopo quella cena,non solo metaforicamente. La sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Era stata legata in modo indissolubile a quella di Hannibal, sperare che non fosse pdroprio lui a porne fine, forse era un lusso che non poteva permettersi.
Ma non per questo lo avrebbe reso facile. Sbatte' le palpebre più volte e prese il respiro per calmarsi, alzando e abbassando il torace, aderendo alla sedia. Ancora non aveva una piena coscienza del proprio corpo, non sentiva le proprie gambe e non avrebbe mai potuto alzarsi in piedi o correre per il momento. Era frustrante essere bloccata in quel modo.
Tanto più che parte delle sue speranze furono infrante quando Hannibal nominò la forchetta intenzionalmente; sapeva che era in suo possesso. Che fare ora? Arrendersi?
Degluti a fatica a posò lentamente il calice di vino sulla tavola, prestando molta attenzione ai movimenti,flette' le dita e posò la mano poco lontano dalla sua, stendendo il palmo sul morbido tessuto della tovaglia, finemente ricamata.

"Nessuna svista. Immagino l'importanza simbolica che debba avere per lei questa cena, quindi immagino non avrebbe mai fatto un errore simile.
Ne possiamo desumere che ..un'altra persona l'abbia presa con sé. Oppure la stia tenendo proprio io nella mia mano per difendermi dal mio eventuale assalitore.
Lei cosa avrebbe fatto al posto mio? "

Riprese a respirare lentamente attendendo una risposta da Hannibal non senza un lieve fremito, che maschero' con un sorriso appena accennato.

"Non avrei potuto accettare quest'abito comunque, in quanto sua ex terapista. Non penso che sarebbe stato etico per entrambi vedermi così, per quanto la sua classe sia innegabile, Hannibal. "

Nei suoi occhi chiari si rifletteva quelli scuri,ora con una sfumatura rossastra che lei aveva dimenticato.
 
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view post Posted on 9/9/2015, 19:45     +1   -1
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:hannibal2:

La vedeva piuttosto tesa, infondo come biasimarla? Quella situazione doveva essere per la donna piuttosto pesante, opprimente e preoccupante. Riconosceva il suo modo di sbattere le ciglia, specialmente quello destro. Ricordava ancora quanto le si schiudesse di meno durante i momenti di tensione, e quello certamente era quello che superava il livello massimo raggiunto da tutti gli altri passati, quelli avvenuti prima del suo arresto di otto anni fa, dovuto a causa sua, specialmente. Temporeggiava nel dargli una risposta? Probabilmente doveva riflettere per bene su cosa dire, e infatti ciò che gli disse, per mezzo di una domanda retorica in attesa di conferma e leggera comprensione, portò Lecter a sollevare lentamente le sopracciglia e guardare poi la mano della donna con la quale aveva appoggiato il calice sul tavolo e sfiorato poi la tovaglia. Sorrise un momento inumidendosi lentamente il labbro inferiore, rispostò lo sguardo nei suoi occhi chiari ascoltando le sue parole circa l'abito in questione. Sbatté solo una volta le ciglia senza rispondere subito. In effetti non si sarebbe mai permesso anni prima di regalarle un vestito così poco consono alle figure che avevano sempre vestito, anche durante la convivenza a Firenze, ma adesso la condizione era ben differente. Bedelia Du Maurier non aveva mai smesso d'essere la sua terapista, nemmeno quando ricopriva i panni della signora Fell, ma adesso lo psichiatra non aveva più di fronte a lui la sua psichiatra, ma una donna, una donna che anni prima gli aveva voltato le spalle senza ragione logica al suo modo di pensare.

"Lo consideri ultimo regalo. Un pensiero. Credo sia il minimo, dato che proprio lei mi ha insegnato cosa significa indossare un capo d'alta sartoria..."

La guardava ancora negli occhi mentre lentamente si allontanava di due passi da lei per avvicinarsi al piatto forte posto al centro della tavola, la gamba cotta a puntino ancora intera, pronta per essere tagliata a fette e servita.

"Per quanto riguarda la forchetta invece, la tenga pure. Non serve per mangiare la prima portata."

Disse mostrando la gamba che adesso si cimentava ad affettare dopo aver preso la forchetta lunga ed il coltello a lama sottile.
Infilzò la parte contenente la testa del femore e cominciò a privarla di una piccola porzione di carne. Continuò poi.

"Il suo aggressore eventuale potrebbe avvicinarsi a lei senza che se l'aspetti, ma mai alle spalle..."

Prese il piatto della donna ove mise la piccola fetta di carne appena tagliata, gliela offrì riappoggiando lo stesso piatto di fronte a lei mentre le rivolgeva un sorriso senza sbattere nemmeno una volta le ciglia.
 
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Eva Irene Adler
view post Posted on 19/9/2015, 17:39     +1   -1




:bedelia:

Ciò di cui Bedelia era certa, dato la sua conoscenza di Hannibal, era che ogni suo riferimento era studiato e ponderato, tutt'altro che casuale. Anche il suo più piccolo gesto, l'inflessione della voce, lo sguardo, erano tutti modulati e facente parte del suo disegno. Erano tutti elementi che rivestivano per lui la medesima importanza del colore della cravatta, abbinato alla sua pochette da tasca.
Ed era stata lei stessa ad individuare questo suo abito da sartoria anni prima, durante la terapia. Quel tanto da constatare il fascino che quest'uomo esercitava su tutti, lei compresa, fascino che aveva destato tuttavia il suo senso di allerta e istinto di sopravvivenza.
Per questo la sua complicata e discussa relazione con Hannibal era stata da lei vissuta dietro ad un velo, con un certo distacco professionale, per quanto le erano sempre stati chiari i tentativi di lui di manipolarla per far in modo che così non fosse. Specialmente durante la convivenza di Firenze, Hannibal aveva saggiato le sue resistenze psicologiche e fisiche, considerando ciò alla quale lei aveva "partecipato".
In compagnia del Dr. Lecter nessuno "osservava "solamente. Era così sottile la linea di distinzione tra le due cose e lui sapeva come farti compiere quel passo sotto la sua guida.
Ma la Dottoressa Du Maurier era stata meno manipolabile del previsto e questo il Dr Lecter non l'aveva mai accettato, quanto la separazione tra i due avvenuta in seguito al suo tradimento. Forse meritava di essere lì a quella cena,poteva comprendere il punto di vista di Hannibal. Non poi cosi misterioso per lei, pur considerando allo stesso tempo quanto la presenza del Dr Lecter avesse influenzato la sua vita.
Le sembrò che Hannibal le stesse concedendo di tenere quella limitata arma di difesa, più psicologica che fisica, dato le sue scarse energie. Certamente era il gioco del gatto con il topo il cui unico scopo era quello di divertirlo. Era facile capire di cosa il suo ex paziente la stesse rimproverando in modo poco velato.
Il suo sguardo si posò finalmente sulla portata principale, cosa che aveva preferito non fare fino ad ora, tuttavia non poteva fare altrimenti dato che il suo ospite le stava per servire la cena con la medesima freddezza e galanteria da macellaio sadico che lei già conosceva.
Tuttavia stavolta non poteva declinare l'invito con ostriche e noci.
Cercò di respirare lentamente per calmarsi.

"Quindi devo presumere che quest'invito a cena, a casa mia, palesi il suo desiderio di rivedemi non in quanto attacco frontale.
Ma forse per terminare un certo discorso in sospeso interrotto dalla questura di Firenze? "

A questo punto le sembrò necessario affrontare l'argomento. Era curiosa anch'ella della risposta di Hannibal. Liberò la mano della forchettina che tenne tuttavia in grembo e posò anche l'altra mano sul tavolo. Non ce la faceva proprio ad impugnare le proprie posate d'argento per mangiare della carne umana consapevolmente, e lui lo sapeva. Sollevò nuovamente lo sguardo verso lui, per non concentrato sul proprio piatto.

 
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view post Posted on 19/9/2015, 19:19     +1   -1
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Quella era stata la seconda volta che Lecter si era presentato con la cena pronta a casa della dottoressa Bedelia Du Maurier, la seconda occasione in cui le aveva servito della carne, solo che in quest'ultima cena la carne che aveva preparato e cucinato con tanta cura non era vitello bensì davvero carne umana. Nell'occasione in cui era stato a casa sua per la prima volta con la cena pronta, Lecter aveva deciso di servire alla donna del vitello, carne molto discussa sebbene comestibile secondo i canoni della normalità dettata dall'essere umano. In questa seconda cena la carne, il soggetto principale posto nel centro del tavolo, era chiaramente di un essere umano, Lecter immaginava anche che la donna avrebbe temuto si trattasse della sua gamba sinistra.
Bedelia Du Maurier durante la loro convivenza a Firenze si era rifiutata di mangiare carne umana, non l'aveva accettato ne sopportato come eventualità, non era mai scesa a questo compromesso. Lo psichiatra non aveva voluto costringerla in modo alcuno, provava e nutriva comunque rispetto nei suoi confronti, tanto da non portarla a mangiare carne umana inconsapevolmente anche se forse lei aveva sempre voluto declinare sempre un suo invito proprio nel dubbio di ciò che avrebbe mangiato alla sua tavola. Ma ora la situazione era diversa, ora ai suoi occhi Bedelia era una traditrice, la causa di quei suoi otto anni di manicomio, la causa della fine della sua libertà, la causa della loro rottura. Forse il timore di mangiare la sua stessa carne l'avrebbe in qualche modo portata ad aprirsi, o forse no. Lecter adesso aveva voglia di vendetta, voglia di chiarezza, voglia di risposta. Non se ne sarebbe andato da li fin quando non avrebbe trovato ciò che cercava.
La vide posare le mani sul tavolo, aveva probabilmente rilasciato la forchetta sul proprio grembo. A quanto pareva agli occhi di Lecter, la donna non voleva accettare ciò che le aveva servito. Si chiedeva se la ragione era sempre la stessa, quella di non voler assaggiare carne umana, oppure se ora era stata superata dalla paura di mangiare se stessa.
La guardò negli occhi, si inumidì lentamente le labbra alle sue parole mentre piano le ciglia si assotigliavano. La mandibola dell'uomo si spostò avanti in un lieve e velato sorriso. Le ciglia di Lecter si inarcarono mentre faceva il giro del tavolo per servire a se stesso la pietanza principale. Si prese tutto il tempo prima di rispondere mentre si sbottonava la giacca sedendosi sulla propria sedia alla destra della donna, seduta a a capotavola.

"Gli argomenti che sono stati interrotti, dottoressa, sono stati molti prima che la questura, l'FBI, i giornalisti e il mondo mettessero occhi sulle nostre persone... Non crede anche lei?"

Le sorrise mentre lasciò trasparire un poco di sarcasmo nella propria frase, inspirando tornò serio mentre raccoglieva la propria forchetta e il coltello per la carne. Inforcò un boccone ma non lo avvicinò alla bocca, invità con lo sguardo la donna a mimare il proprio movimento.

"L'uso delle mani dovrebbe averlo sufficientemente attivo per assaggiare la carne."

Era stato duro? Forse sì, ma questo era certo avrebbe portato la donna che aveva di fronte a capire quanto questa volta non avrebbe permesso che lasciasse la sua bocca privata di quel sapore che mai aveva avuto la possibilità di vederla ssaggiare. Forse era quella la vendetta di Lecter? Forse gli sarebbe davvero bastata? Sicuramente no.
L'idea di vederla mangiare se stessa, secondo ciò che lei poteva credere, era sicuramente l'esito migliore, almeno per lui. Il più giusto dopo quel tradimento.

"Credo sia marinata al punto giusto.."

Quanto avrebbe inteso quell'allusione? E quanto avrebbe adesso avuto la conferma che quella poteva trattarsi davvero della sua gamba?
 
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Eva Irene Adler
view post Posted on 19/9/2015, 22:57     +1   -1




:bedelia:

Bedelia sapeva che Hannibal avrebbe avuto un modo tutto suo per vendicarsi del suo gesto di anni prima. Infatti c'era una cosa che non era riuscito a farle fare a Firenze in modo consapevole: mangiare piatti a base di carne. Lei aveva giustificato il tutto con i suoi ospiti al tempo, dicendo che evitava di mangiare qualsiasi cosa avesse un sistema nervoso centrale. In realtà le probabilità di mangiare qualcuno di propria conoscenza erano sempre molto alte quando si parlava di Hannibal.
Ma se a Firenze era stata lei a lasciarlo "a bocca asciutta", senza aver soddisfatto questa sua voglia, ora lui non si sarebbe accontentato di così poco. Ne era certa. Hannibal aveva atteso otto anni per servirle e farle consumare quella vendetta; anni in cui doveva aver pianificato e immaginato tutto alla perfezione.
Lei degludi'.
Era più forte di lei non avrebbe ceduto. Ad aumentare la dose di quell'orrore si aggiungeva il fatto che non avesse l' assoluta certezza che quella non fosse la propria gamba.
Sarebbe stato proprio da Hannibal tagliargliela e cucinarla, per mangiarla di fronte a lei.
Tanto sarebbe morta comunque, meglio allora morire "integra" se non nel fisico almeno nello spirito, lei che dell'etica aveva fatto la propria ragione di vita.
Hannibal era riuscito a celarle la sua vera natura ma non abbastanza bene da non farle intravedere ciò che era stato palese in seguito a Firenze.
Hannibal si compiaceva delle proprie capacità di manipolazione al fine di creare dei vuoti nelle esistenze degli altri, pochi eletti meritevoli del suo interesse e della sua curiosità, offrendo una relazione che sarebbe stata più una dipendenza per quest'ultimi. Con lei non aveva mai funzionato. Infatti la Dottoressa non aveva mai ucciso Neil Frank, il loro paziente comune, si era limitata a farglielo credere per vedere la sua reazione.
Era giunta a pensare che Hannibal la stimasse proprio per il suo controllo e la sua indipendenza, ma se c'era una cosa che non poteva tollerare era il tradimento. In fin dei conti lei era riuscita a rimandare quella cena solo di otto anni, non era riuscita a tagliare fuori dalla sua vita il Dr. Lecter, né fisicamente né mentalmente. Lo vide sedersi accanto a lei, non molto distante. Parole e gesti taglienti, cinici.

"Sono enormemente dispiaciuta, so che sarà vissuto come una scortesia inconcepibile il mio esimermi dal partecipare a questo banchetto in mio onore,iniziando dalla prima portata, ma non essendo privata della morale come gli animali selvatici, temo non gusterei questa carne con il medesimo trasporto, essendo della stessa specie, Hannibal."

Ovviamente era consapevole di provocarlo. Quindi prese la forchetta e il coltello per disporli a X sopra il piatto di carne.
Socchiuse brevemente gli occhi facendo una pausa.

"Posso confermare di poter usare le mani. Mi complimento con lei per aver calcolato anche questo fattore con una tempistica eccellente. Sfortunatamente non posso dire lo stesso delle mie ...gambe. "

Sì rischiaro' la gola, nuovamente secca. Il mal di testa non accennava ancora a diminuire, ma era importante per il rispetto che aveva per sé stessa farsi vedere lucida.
 
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view post Posted on 20/9/2015, 14:56     +1   +1   -1
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Non aveva mai staccato gli occhi da quelli della dottoressa Du Maurier mentre attendeva con pazienza una risposta o un gesto da parte sua dopo quella provocazione. Pensava avrebbe sortito timore in lei, o che comunque le avrebbe confermato ciò che era certo continuava ad essere l'enorme dubbio nella sua testa, infatti lo psichiatra era certo che la dottoressa credesse e dubitasse che quella che aveva di fronte fosse proprio la sua gamba, tagliata e prelevata per essere cucinata a puntino per entrambi, eppure? L'aveva vista ancora integra, lucida, ferma nelle sue idee, ferma nella sua convinzione, non avrebbe ceduto, ora ne era certo. Queli anni e quel timore non l'avevano resa debole anzi, l'avevano fortificata ancor di più, tanto da posizionare le posate in quel modo sopra la pietanza e tanto ancora da lanciargli un'evidente sfida con quelle parole dette comunque sempre con rispetto ed educazione.
Il dottor Lecter socchiuse un poco le ciglia prima di levare lentamente la mano con la quale reggeva la forchetta che aveva appena inforcato un boccone di carne e la avvicinò piano alla propria bocca rimanendo diritto con la schiena sopra la sedia. Fermò l'avanzata di quella mano a mezz'aria e rispose con voce bassa.

"Le sue gambe, dottoressa? Gli occhi possono concederle di vedere un arto almeno"

Le sorrise leggermente, in modo alquanto provocatorio mentre finalmente potè addentare quel boccone inforcato poco prima. Non staccò mai gli occhi da lei, nemmeno quando, a bocca chiusa, masticava e gustava con piacere quella carne da lui preparata. Era lieto di constatare che quegli anni di prigionia non gli avessero fatto perdere per nulla le sue capacità culinarie.
Dopo pochi attimi ingoiò il boccone, guardava ancora la donna in volto mentre si concesse di chiederle.

"La morale? La stessa morale che l'ha portata a tradire la mia fiducia otto anni fa, dottoressa? La stessa che ora l'ha condotta qui, questa sera...?"

Domandò posando la propria forchetta sul bordo del piatto per avvicinare lentamente la mano al calice di vino, ma senza raccoglierlo.
 
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28 replies since 30/8/2015, 20:00   355 views
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