[FLASHBACK] - Casa Krendler, { ENDED } Last Dinner

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view post Posted on 1/8/2015, 17:58     +1   +1   -1
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STARLING AND LECTER'S REMEMBERS

Before the new escape

Ambientazione temporale: parte finale 'Hannibal' film

Players: Hannibal Lecter™ / Clarice M. Starling™


:clarice:

Gli occhi della donna non riuscivano a mettere a fuoco con precisione gli oggetti. Era stata una cena strana quella a cui aveva assistito, una cena che aveva messo la donna dinnanzi alle sue paure più profonde ed ai suoi ostacoli più subdoli.
Non aveva mosso un dito né detto una parola dinnanzi a quello che poteva esser definito un omicidio in piena regola.
Del resto , con la morfina in corpo, cosa mai avrebbe potuto fare? Si sarebbe opposta , sì , ma con che armi?
Il Dr Lecter era stato fin troppo intelligente e lungimirante nei suoi confronti, l'aveva salvata , ma quanto delle forze reali di Starling ancora aleggiavano nel suo corpo questo era da definirsi.
La mano pressata dinnanzi alle labbra dischiuse, un nuovo conato di vomito, la testa vorticava velocemente , l'odore del sangue ancora carezzava il suo olfatto e carne umana cotta disturbava il suo stomaco .
La fronte era imperlata di sudore , il corpo chino , era una facile preda in quel momento. Avrebbe dovuto rincorrere Hannibal Lecter , cercare di salvare Paul Krendler , quello che ai suoi occhi non era più una persona da tempo ma un rifiuto umano, doveva trovare una via d'uscita sperando che l'FBI arrivasse in fretta.
Doveva riprendersi, subito.
Nuovo conato , non pareva arrestarsi quella sensazione orribile.
Piano portò la mano libera sul bordo del tavolo cercando di risollevarsi, Clarice era un agente speciale non poteva del resto lasciarsi vincere da quel suo stato.
Fece uno, due , tre colpi di tosse , strinse la mano sul tavolo , si tirò su respirando a pieni polmoni.
Doveva agire, subito. Hannibal Lecter non poteva continuare ad agire indisturbato. Le sue parole ancora echeggiavano nella sua mente , aveva ragione, aveva torto, le sue parole erano nobili, ma non la loro realizzazione.
Riuscì a mettersi in piedi , le gambe parevano cedere e non sostenere quel corpo ancora scosso da visioni e morfina.
Entrambe le mani si adagiarono sul tavolo , avrebbe lottato per quegli ideali sui quali aveva giurato anni prima, era fedele a quell'istituzione che mai l'aveva ripagata per uno sforzo fatto.
Agguantò con la mano destra un coltello, nascondendolo dietro la schiena. Aveva già provato poco prima con questa tattica, non era stata una felice idea.
Ora avrebbe avuto l'effetto sorpresa, strinse il manico del coltello mentre si dirigeva lentamente verso la cucina dove un rumore metallico stridente rompeva quel silenzio surreale.




Edited by Hannibal Lecter™ - 19/9/2015, 16:17
 
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:hannibal3:

Tutto era stato organizzato alla perfezione: la fuga dalla dimora Verger, la morte di Mason, il pericolo di morte scongiurato all'ultimo momento sia per se stesso che per l'agente speciale Starling, l'arrivo di Paul Krendler alla sua abitazione estiva, la cena, la presenza di Clarice di fronte all'apertura di cranio del suo superiore. Lecter aveva studiato ogni minimo dettaglio per riuscire a far si che l'agente Starling assistesse alla cena da lui organizzata. Non era importante liberarsi di Mason, salvare la propria vita, evitare che i propri arti inferiori diventassero pasto fresco per i maiali allevati dagli uomini del signor Verger durante tutti quegli anni di premeditata vendetta e rivalsa, bensì lo era trovare un modo, seppur drastico, di mostrare a Clarice quanto nella vita lei fosse stata schiava, vittima e prigioniera di un'istituzione che da anni aveva servito senza mai ricevere il merito dovuto.
Da quanto l'aveva aiutata a crescere, a diventare il modello che, secondo lei, suo padre si era figurato diventasse quando era ancora in vita, si era reso conto che Clarice Starlin si stava creando la sua stessa prigione con le proprie mani. Ma quando e soprattutto come si sarebbe mai resa conto che era riuscita a diventare solamente l'ombra di se stessa e di un uomo defunto da anni se non con il suo aiuto?
Lo psichiatra aveva assistito alle vicende di Starling in quei dieci anni di latitanza, aveva letto della sua brillante carriera, ma aveva anche letto delle note di demerito nel dipartimento gestito da Jack Crawford, sempre lui, sempre l'uomo di grandi doveri, motivo di sfruttamento degli altri per rispettarli e compierli alla perfezione. Ma lei no, non Clarice, non avrebbe potuto e voluto starsene con le mani in mano senza fare qualcosa per lei. Chi l'aveva fatta soffrire ora doveva pagare, chi era stato sgarbato con lei ora doveva pagare. Così era stato, proprio di fronte agli occhi di Starling.

Ora il corpo quasi privo di vita di Paul Krendler comincia a curvarsi su una sedia a rotelle che si è mostrata davvero utile allo psichiatra durante l'organizzazione del banchetto. Aveva lasciato Starling seduta al tavolo dopo averle detto delle parole che sperava le fossero arrivate chiare e limpide, ma Lecter aveva qualche dubbio. Dallo sguardo di Clarice intuiva di aver forse un tantino esagerato con la morfina. Ma era certo che, non appena la donna avrebbe avuto la mente più lucida, sarebbe stata in grado di rielabolare la conversazione e la cena. L'uomo aveva la piena certezza che una remota parte di Clarice Starling fosse divertita, soddisfatta, entusiasta ed eccitata di quanto stesse succedendo a Krendler, l'uomo che le aveva rovinato la carriera, di fronte ai suoi occhi; ma forse la parte di Starling più forte era quella legata al senso del dovere, alla sua alterata percezione del bene e del male. Ci sarebbe stato molto più lavoro da fare con lei, l'uomo lo sapeva, ma sicuramente non si sarebbe arreso, non con lei che ora era diventata il suo nuovo obbiettivo primario.

Udiva dei passi alle sue spalle, un rumore che era stato preceduto dal profumo che Starling rilasciava di consueto. Lo psichiatra sollevò il capo distogliendo lo sguardo dal lavandino che aveva di fronte a se, stava sistemando alcune stoviglie prima di preparare il caffè annunciato precedentemente. Perchè mai Starling doveva cercare di essere tanto silenziosa per raggiungerlo in cucina? La ragione poteva essere solo una: era li per colpirlo alle spalle. Fu l'ultima conferma che attendeva, Clarice non aveva potuto seguire la sua remota opinione, il suo lato più vero, ciò che da anni imprigionava dentro di sé. L'agente speciale che era in lei doveva essere ancor più forte di quanto credeva, il suo senso del dovere era difficile da sciogliere. Poco male, infondo, l'ammirava anche per questo, per la sua volontà e testardaggine nel seguire i suoi ideali, seppur inadatti alla sua persona.
Fu in quel momento, dopo aver coperto la testa scoperchiata di Krendler con uno strofinaccio, che Lecter si voltò di scatto verso l'agente speciale Starling con la destra mezza sollevata.
 
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Doveva adesso affrontare il suo incubo più ricorrente , la persona che da fin troppi anni assediava la sua mente e le sue giornate . Ne sarebbe uscita vincitrice o perdente? Giocava con il destino tenendo un coltello in mano. Era bene rischiare? Da lì a poco sarebbe arrivati i rinforzi, ma quanto avrebbe potuto aspettare? Era certa che non le sarebbe mai successo nulla, Hannibal non le avrebbe torto un capello - il suo modus operandi non teneva conto di questa maleducazione somma - ma cosa le sarebbe successo se avesse esitato ancora? E quale sarebbe stata la file di Paul Krendler il cui cranio probabilmente sarebbe stato servito come dessert poco dopo ?
Il pensiero fece trasalire la donna, i suoi passi erano brevi , le gambe tremavano , sentiva la fronte scottare per via della tensione e dell'adrenalina ormai in circolo nel suo corpo.
Anni e anni in cui si era adoperata a dare la caccia ad Hannibal Lecter ed ora solamente qualche centimetro pareva dividerli? Nessun vetro, solamente le loro persone come nei suoi incubi più ricorrenti.
Strinse il coltello, avrebbe avuto un riconoscimento, sarebbe stata riammessa nell'FBI che poco prima aveva fatto a meno dei suoi servigi con la scusa - alquanto buffa - di avere connivenze con il cannibale.
Respirò , un solo colpo , doveva andare a segno.
Era sicura di non aver fatto rumore , ma qualcosa le disse che avrebbe dovuto fare attenzione e mettere tutti i cinque sensi all'erta.
Alzò la destra puntando il coltello contro le spalle dell'uomo.
Non gli avrebbe negato mai la vita, non era Dio , ma la libertà quella sì , come aveva detto lui poc'anzi , la schiena sarebbe stata perfetta , la spalla per immobilizzare Lecter prima dell'arrivo dei rinforzi.

Vide Hannibal girarsi, i suoi occhi la colpirono come anni prima nel suo più profondo inconscio, non li avrebbe dimenticati. L'aveva sentita, sferrò il colpo abbassando la mano e cercando ora di colpire non più la spalla , ma il braccio ormai teso contro di lei .
 
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Già un istante prima l'agente Starling aveva tentato di colpirlo con quell'arma improvvisata, fallendo. Si era impegnata a coglierlo di sorpresa altre due volte, non riuscendo ad ottenere nulla, adesso? Ancora una volta doveva tentare l'impossibile? Perchè? Lo psichiatra infondo non sapeva se ammirarla per tanta costanza oppure se avere una velata compassione per lei, si trattava anche di autolesionismo quello che stava esercitando su se stessa la donna che aveva di fronte. Non vi era un vetro a dividerli, non vi erano delle sbarre, non vi era un'arma da fuoco che le avrebbe garantito la salvezza, eppure? Le stava provando proprio tutte pur di fermarlo, anche perseverare su una strada che da li a poco l'avrebbe condotta alla perdita totale della sua persona e della sua libertà, per quale ragione rinunciare a se stessa pur di arrestarlo? Cosa avrebbe ottenuto? La riammissione all'FBI? Quello sicuramente, ma come le aveva detto poco prima, questo non le sarebbe valso più di una medaglia da appendere alla parete per guardarla e per ricordare a se stessa quanto fosse stata brava nel suo lavoro, ma a niente altro.

Hannibal Lecter aveva sollevato la mano destra per bloccare l'avanzata di Starling, braccio sbagliato. La donna lo stava per colpire con lo stesso arto, difficile bloccare quel gesto indirizzato alla propria persona, dato che non era a portata di mano il polso che si aspettava di trovare. La lama del coltello che armava Starling, colpì i striscio l'avambraccio di Lecter, la giacca scura e la camicia bianca che indossava vennero in un attimo strappate dal coltello affilato e l'odore del proprio sangue gli arrivò subito alle narici, ma non il dolore, coperto e vinto dall'adrenalina che subito gli salì in corpo. Strinse i denti, non in un'espressione di sofferenza ma di rabbia. Fu l'istinto a portare l'uomo ad afferrare immediatamente la donna per le spalle mentre un ringhio accompagnava i suoi movimenti. Aveva tra le mani la stessa donna che dieci anni prima aveva ammirato al di là di un vetro che lo teneva in gabbia da altri otto, aveva tra le mani la stessa giovane recluta che aveva fatto diventare una brillante agente speciale, la stessa perla rara dell'FBI, pupilla di Jack Crawford, collega di quel giovane profiler che l'aveva sbattuto in carcere, colei che si era ripromesso di salvare da se stessa, farle ritrovare quell'agnello perduto, aiutarla a trarlo in salvo. Proprio lei. La stessa che ora Lecter stava sbattendo con violenza contro la fredda parete dell'anta di un frigorifero, il primo piano verticale libero e vicino che aveva trovato disponibile per bloccarla con l'intenzione di disarmarla all'istante.
 
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Sentiva il sangue scorrere ancora più velocemente nelle proprie vene , sapeva che da lì ne sarebbe uscita sconfitta, non aveva la prova matematica sotto mano , ma quel sentore che lento pareva insinuarsi in lei non le lasciava tregua.
Sembrava vincere , sopraffare il cannibale in un primo momento , ma per quanto ancora Hannibal avrebbe lasciato quella magra illusione negli occhi di Starling?
Non guardò mai l'arma, abbassò il polso, cercò di colpire qualcosa , almeno sfregiare indebolendo quella presa che sentiva fin troppo serrata attorto al suo arto. Non sarebbero usciti illesi da quella colluttazione, ne era certa.
Digrignò i denti mentre spinse maggiormente l'arma sentendo uno strano suono farsi strada nelle sue orecchie, aveva colpito il suo braccio ferendolo di striscio , non avrebbe mollato la presa , questa era una certezza matematica .
Adesso doveva trovare un piano di fuga, ma quale? Non poteva temporeggiare oltre , sentiva le dita di Lecter strette attorno al proprio polso , una smorfia di dolore si dipinse sul volto di Clarice la quale cercò fino all'ultimo di opporre resistenza , ma era vana.
Per quanto fosse un agente speciale , per quanto avesse subito un duro allentamento a Quantico , la sua forma fisica - con ancora la morfina in corpo e i postumi di un intervento chirurgico - non era ottimale, non sarebbe riuscita a scampare alla furia di Hannibal .
Vide i suoi occhi lampeggiare , terrore si dipinse negli occhi di Starling sapendo che non avrebbe ottenuto granché a mani nude.
Lasciò cadere il coltello, unica sua fonte di salvezza ed un tintinnio metallico ruppe i lamenti di Clarice dovuti allo scontro della sua schiena nuda - per via della profonda scollatura dell'abito scuro - contro l'anta del frigorifero.
L'aveva immobilizzata , le sue mani erano sul suo corpo, cercò di dimenarsi, inutile.
Avrebbe graffiato, morso se necessario per scampare a quella che era una situazione assai scomoda.
Fissò gli occhi di Hannibal Lecter , mai prima di allora tra i due si era instaurato un contatto così profondo, così fisico.
Percepì la pelle delle spalle bruciare al contatto con quelle mani impregnate di morte.
Ringhiò cercando di dimenarsi scrollando le spalle.
Cosa avrebbe ottenuto?



" Mi lasci andare , Dottor Lecter . Tolga le sue mani dal mio corpo! "

Era stata miseramente sconfitta nel suo secondo agguato , avrebbe dovuto guadagnare tempo, ma come? Era Hannibal a tenere la situazione in mano, come sempre.
 
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Attendeva un suono, il dottor Lecter, un suono specifico che gli avrebbe permesso di allentare, anche se di poco, la presa sulle spalle di Starling che teneva saldamente assicurata contro al frigorifero appena scontrato dalle spalle di lei. Starling sembrava non voler mollare, era decisa a lottare fino all'ultimo anche se dopo pochi istanti, finalmente, il suono provocato dal coltello che cadeva a terra, arrivò alle orecchie del cannibale. Lo psichiatra, soddisfatto, mosse piano i pollici sulla pelle nuda delle spalle di Clarice che ancora teneva pressata. Non potè tuttavia allentare quella presa dato che la donna stava continuando a muoversi e dimenarsi. La spinse contro il frigorifero in risposta a quelle sue parole appena ringhiate. Si domandava cos'è che le facesse più ribrezzo in quel momento, se l'ennesimo fallimento o se l'avere le mani di un serial killer addosso. A giudicare da quell'ordine doveva forse pensare la seconda ipotesi, anche se però Lecter pensava fosse più il senso di pudore e del dovere a farla parlare che altro.
L'uomo le rispose con un sorriso di sfida mentre piano scuoteva la testa. Smise, per decenza, di muovere i pollici sulle spalle dell'agente speciale, soggetto prezioso della cui vita adesso dipendeva solamente da lui. Sembrava tuttavia essere assolutamente certa che lui non le avrebbe fatto del male, credeva di conoscerlo tanto bene? In effetti, quale ragione avrebbe mai dovuto avere Lecter per uccidere la donna che ora aveva di fronte? La donna che mai aveva potuto avvicinare tanto?

"Hai ancora tanta strada da fare, Clarice, tante corse, tanti posti da vedere e conoscere prima di capire chi sei realmente..."

Le parole pronunciate da Lecter accompagnavano la discesa percorsa dalle sue braccia che lasciavano libera l'agente Starling, voleva parlarle con calma, essere ascoltato, non sarebbe riuscito in questo intento se le avesse dato ulteriore motivo di dimenarsi, non vi era motivo di combattere. Sentiva solo adesso una leggera fitta giungere dall'avambraccio destro, quello colpito dalla donna. Non vi diede peso al momento, ora gli occhi di lui erano troppo impegnati a scrutare ed osservare quelli di lei che parevano saettare dalla rabbia e dalla foga che ha attraversato il suo corpo poco prima.
 
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Cosa poteva fare ora? Più cercava di escogitare un piano di fuga più non vedeva alcuna via d'uscita . Sentiva il peso del suo agguato mal calibrato e del fallimento che velocemente iniziava a ripercuotersi nella situazione che entrambi erano costretti a vivere. Quelle mani sfioravano la sua pelle , il disgusto montava nell'agente speciale che avrebbe voluto dimenarsi ancora di più , levare quelle mani che parevano essere irrispettose del suo corpo. Sentì piano uno sfioramento, la stava per caso carezzando?
Sgranò gli occhi incredula da tanta audacia , ma quel sorriso dipinto beffardamente sulle labbra di Hannibal le fece presto intendere quanto ogni suo gesto, ogni sua parola fosse mirata solamente allo scherno ed alla macabra curiosità di una reazione. Avrebbe potuto mostrare una degna reazione a quel contatto se solo avesse avuto le forze adeguate .
Sentiva la spalla sinistra bruciare, quella ferita adesso si ripresentava all'appello, le dita di Hannibal fortunatamente non era state così sadiche da avventurarsi proprio sulla ferita. Era sì cannibale , ma rimaneva pur sempre un medico.
Le aveva salvato la vita.
Piano avvertì la presa allentarsi lungo le sue spalle, cosa doveva fare? Attaccare?
E cosa avrebbe risolto ?
Non doveva farlo scappare , ma sarebbe stato complesso invertire le posizioni .
Le sue parole echeggiavano nella sua testa, si ergeva ancora a suo maestro, la discepola si sarebbe dunque ribellata .
Ringhiò ancora una volta.

" Non le permetterò di farla franca , Dr Lecter , non questa volta, non sotto i miei occhi. "

Si avventò nuovamente contro l'uomo, le dita attorno al collo, avrebbe potuto stordirlo, doveva guadagnare tempo. Guadagnò qualche centimetro avanzando contro l'uomo.
Avrebbe potuto usare ora le manette per mettere fine a questa storia , ma come liberarsi ?
 
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In verità pensava che Clarice Starling avrebbe reagito in modo diverso a quella sua frase, forse si aspettava una risposta, forse un segno di negazione, qualsiasi cosa. Infatti aveva abbassato le mani dalle sue spalle, come dandole fiducia, come aspettandosi un armistizio anche da parte sua. Ma questo non avvenne. Non solo si era reso conto del disgusto provato dalla donna a quella vicinanza, dovette anche lasciarsi sorprendere da quell'ennesimo attacco da parte sua. Colto di sorpresa Lecter dovette indietreggiare di ben due passi, Clarice stava recuperando le forze, la morfina che aveva usato in lei era tanta ma era evidente che il fisico della donna, allenato e forte, era in grado di bruciare gran parte degli agenti esterni che aveva usato per addormentarla. Questo faceva intendere all'uomo che presto lei avrebbe iniziato a sentire dolore alla spalla ferita, ammesso non avesse già cominciato a sentirne.
Ora non era importante domandarsi quali fossero le sue condizioni fisiche, Clarice voleva arrestarlo, privarlo della sua libertà, era stata chiara prima su questo: gliela voleva negare, rubare, privarlo di essa una volta per tutte. Lecter di certo non l'avrebbe permesso. Ringhiò ancora, questa volta più sommessamente, agguantò i polsi della donna con forza mentre il dolore all'avambraccio ferito sparì di nuovo e la spinse con tanta forza quanta precedentemente, contro la stessa parete del frigorifero alle spalle di lei.
Come avrebbe potuto parlare con la donna senza che questa continuasse a voler fermarlo? Doveva essere vittima dell'agente Starling? Si sarebbe dovuto lasciare arrestare per aiutarla a riscoprire e salvare se stessa? No.
Lecter si guardò un momento attorno mentre teneva saldamente i polsi della donna lasciandola bloccata con il peso del proprio corpo contro il frigorifero. Sentiva il proprio bacino pressato contro quello dell'agente speciale, una vicinanza che mai si sarebbe potuto immaginare con un'agente federale, tanto meno con lei, la stessa donna che non poche volte si era cimentato a disegnare e ritrarre su carta e figurare nella propria mente. Per un solo istante la guardò negli occhi prima di spostarli sulla chiusura dell'elettrodomestico sul quale Starling era pressata da lui. Lecter sospirò, rilasciò un altro ringhio sommesso mentre lasciò il polso destro si Clarice per afferrare la maniglia del frigo per aprirlo di scatto e farvi ricadere dentro la chiusura i capelli della donna, i quali vennero immediatamente chiusi e serrati ermeticamente dall'anta richiusa dallo stesso peso del corpo di lei, ora rilasciato libero da quello dell'uomo che aveva gravato fino a poco prima. Staccò con un colpo di forza netto la maniglia dall'anta, rompendola. In quel modo Clarice non avrebbe più potuto liberare la propria coda di capelli, chiusa nel frigorifero.
Lecter le mostrò la maniglia staccata con un'espressione di soddisfazione pura dipinta sul volto. Prese un respiro molto profondo quasi a volersi rilassare dopo la vittoria ottenuta mentre appoggiava la maniglia proprio sopra l'elettrodomestico diventato una prigione per Starling.

"A quanto pare, Clarice, sei tu ora ad essere bloccata ed imprigionata sotto i miei di occhi..."

Inspirò piano dopo le parole appena pronunciate mentre riabbassava le mani lungo i propri fianchi. Gocce di sangue colavano dalla ferita subita sull'avambraccio fino al dorso della mano destra.
 
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Era riuscita ad avanzare , aveva anche solo carezzato con la mente l'idea che Hannibal potesse essere sopraffatto da lei , ma quel sogno durato poco più di una frazione di secondo era scomparso sotto i propri occhi sospinto dalla forza di Hannibal sotto la quale Clarice dovette in buon ordine ripiegare .
Avrebbe opposto più resistenza se quella spalla non avesse iniziato a bruciare e lo scomodo abito non avesse impedito ampi movimenti , ancora una volta si ritrovava immobilizzata , ma non erano solo le mani di Hannibal a tenerla ferma , forse quest'ultimo preoccupato da Starling le si era addossato bloccandola sotto il peso del proprio corpo. Per la prima volta Starling poté percepire l'odore di Hannibal, così diverso da quello che sempre si era figurata nella mente , odore di fresco , qualcosa che stonava con la figura ormai morente di Krendler a qualche passo di distanza da loro.
Quel contatto così strano duro qualche secondo prima che Hannibal Lecter mettesse la parola fine all'intraprendenza di Starling chiudendole i capelli nell'anta del frigorifero e bloccandola definitivamente rompendo la maniglia.
La spalla le doleva per la colluttazione rovinosa avuta poco prima , ma avrebbe sopportato, tutto pur di non darla vinta allo psichiatra che ora soddisfatto la squadrava con i suoi occhi plumbei.
Gli occhi di Clarice caddero sull'avambraccio ferito di Hannibal, era solo un graffio , ma era certa che stesse bruciando.
Rialzò gli occhi puntandoli contro Lecter , ancora una volta.
Il gatto e il topo , era questo il loro perverso gioco. Ma Clarice era sprovvista di qualsiasi trappola , Hannibal sapeva di averla in pugno e di questo ne andava fiero.

" E ora che vorrà fare? Divorarmi , Dr Lecter? Sa bene che sono qui , inutile fuggire, la troveranno nel giro di poco..

Tranquillizzava se stessa con quelle parole, sentiva il sudore scendere lungo la sua fronte e le gambe molli .
 
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Si domandava come Clarice Starling avrebbe reagito ora che si trovava completamente inerme alla sua volontà. Forse avrebbe tentato ancora di liberarsi e di attaccarlo? No, era abbastanza intelligente da capire che questo avrebbe fatto perdere dignità alla sua persona. La vedeva fissarlo, fronteggiarlo, nonostante la situazione fosse non poco sfavorevole per lei, continuava ad essere forte e grintosa, non si sarebbe mai arresa, anche se quelle parole da ella pronunciate in un sibilo parevano più dette per autoconvinzione piuttosto che per minaccia. Lo psichiatra annuì piano prima di compiere un mezzo passo indietro, continuando a fissarla negli occhi, senza battere mai ciglio. Voleva memorizzare così la sua figura nel suo Palazzo della Memoria: un'agente speciale ormai ridotta al fallimento, pronta a tutto per salvare il suo nome, il suo lavoro e il proprio onore, per la memoria del defunto padre e per il suo senso smisurato della giustizia. Inclinò la testa di lato sentendo l'istinto di accarezzare il suo volto, ma non lo fece, forse sarebbe stato un gesto di scusa, di richiesta di perdono per la violenza esercitata su di lei poco prima, anche se era stata necessaria. Ma sapeva che Clarice non desiderava alcun tipo di contatto con lui, non ora, non dopo essere stata umiliata tanto. questo Lecter lo rispettava. Rispettava non l'abito da agente speciale che indossava, ma quello di donna che copriva sotto di esso da ormai un decennio.

"Forse divorarti potrebbe essere l'ultimo piacere che questa libertà ha da offrirmi prima di una preannunciata cattura... Clarice."

Sollevò lentamente il braccio destro ferito sentendo l'odore del proprio sangue, lo avvicinò al proprio volto chinando un poco il viso verso il dorso della propria mano, sporca di qualche goccia di sangue. Guardò Starling mostrandoglielo mentre lentamente vi posò le labbra sopra macchiandole di rosso che, seppur poco, rilasciava il sapore di ferro caratteristico del sangue, nella bocca dell'uomo, il quale lentamente riabbassò la mano, ora non più gocciolante, lungo il proprio fianco. Passò lentamente la punta della lingua sulle labbra per togliere quella macchia prima di sussurrare ancora.

"Immagino che il tuo debba avere un sapore ancor più piacevole per i miei sensi, Clarice..."

Mostrò per un solo istante i denti mentre respirava per mezzo della bocca.
 
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Cercava di aguzzare l'udito , sperava di udire una qualche sirena in lontananza certa che il suo segnale d'aiuto era stato localizzato e da lì a poco sarebbero giunti i rinforzi. Ma il tempo passava inesorabile , non c'era modo di fermarlo , non c'era modo di accorciarlo. Doveva aspettare sperando nella buona sorte .
I capelli iniziavano a tirare alla base della nuca , quella trazione si faceva sentire ad ogni minimo movimento che la donna accennava , doveva fare attenzione altrimenti avrebbe solo peggiorato la sua già precaria situazione . Aveva sfidato Hannibal con quelle parole, ma era certa che il proprio sguardo lo infastidisse e stuzzicasse ancora di più , non si arrendeva , non le era mai stato insegnato e mai avrebbe perseguito quella strada, il suo onore e la sua carriera - per quanto poco brillante fosse - ne avrebbe ricavato solo un'onta di disonore.
Tremò udendo quelle parole , ma il gesto che le seguì lascio Clarice ancora più sbigottita . Vide per la prima volta le labbra di Hannibal Lecter impregnate di sangue , uno spettacolo raro da raccontare per quanto quel sangue che lento la lingua dell'uomo raccoglieva fosse il suo. Vide compiacimento e soddisfazione , una vena di narcisismo in quel gesto , l'aveva in pugno , almeno così pensava che fosse.

" Non voglio finire nel suo menù domenicale , Dottore , ci tengo alla mia pelle ed al mio sangue . "

Commentò in risposta al suo gesto notando quanto lugubre fosse stato quell'atto semplice agli occhi di chiunque , ma non a quelli di Clarice la cui mente era invasa da pagine e pagine e ricordi circa il Dossier Lecter.
 
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Con quel gesto Lecter era certo di aver risvegliato in Starling ricordi e anedoti circa la sua persona che forse l'avrebbero potuta spaventare. Voleva provocarla, usare ogni sua carta disponibilie per insinuare in lei terrore, lo stesso che aveva sempre letto negli occhi delle sue vittime passate, Starling avrebbe dovuto credere che da li a poco sarebbe diventata proprio una di queste: una sua vittima. Eppure? Nemmeno adesso Clarice pareva essere spaventata. Nemmeno adesso abbassava la testa di fronte al cannibale, il quale non poteva non sentirsi compiaciuto da ciò, anche se da una parte cominciava a credere di risultare ai suoi occhi poco credibile. Ma forse non era propriamente così: Starling era l'unica persona al mondo dopo l'arresto che evidentemente era stata in grado di capirlo fino in fondo. Lei sapeva che se avesse continuato a comportarsi con integrità, lui non le avrebbe mai fatto del male. Ma questo serviva ben poco ai fini della cattura, dato che ormai l'aveva impossibilitata a qualsiasi tipo di movimento. L'uomo prese un altro respiro profondo fissando Clarice Starling negli occhi.

"Ho attraversato mezzo mondo, per vederti correre, Clarice... Ora tocca a me..."

Gli occhi chiari dello psichiatra si abbassarono per un solo istante sulle labbra di Clarice mentre doveva ammettere a se stesso che nulla l'avrebbe potuta convincere d'essere in pericolo di vita. Anche se forse qualcosa da fare ancora poteva esserci. Il loro era sempre stato un eterno ed immportale Quid pro Quo, eterna sfida, eterna gara, eterno test. Se Starling non l'avesse superato forse sarebbe morta davvero quella notte di luglio insieme al suo superiore Paul Krendler. L'aveva affrontato, a tratti sfidato. Se Starling non avesse saputo reggere la sfida forse l'affronto per Lecter, l'offesa subiuta, sarebbe stata troppo grande da sopportare. Clarice adesso doveva mostrargli d'essere davvero intelligente e scaltra quanto dimostrava d'essere, anche ora che lui metteva in gioco il tutto per tutto.
 
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view post Posted on 20/8/2015, 22:11     +1   +1   -1
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:clarice2:

Una sensazione assai strana iniziava a farsi strada nel corpo di Starling . La paura iniziava forse a palesarsi? Avrebbe dovuto bloccarla , doveva rimanere lucida fino all'ultimo, un solo passo falso ed avrebbe garantito ad Hannibal Lecter la fuga ed i piaceri del mondo per un altro decennio. Doveva rimanere lucida sull'obiettivo , sapere dove colpire e stuzzicare ed evitare di tirare troppo quella corda che sembrava tenerli uniti da anni.
Clarice , per quanto odiasse ammetterlo , non passava giorno senza soffermarsi a pensare ad Hannibal Lecter , che cosa mai avrebbe fatto - si chiedeva - se l'avesse avuto dinnanzi senza ostacoli e senza barriere ? La risposta era proprio lì , a qualche centimetro di distanza dal suo corpo spossato dalla serata e dall'intervento .
Tirò un profondo sospiro mentre gli occhi ricadevano nuovamente sul braccio destro ferito , pareva che Hannibal se ne fosse completamente dimenticato , la sua priorità era l'agente speciale , renderla inerme e fare di lei un oggetto di curiosità, era questo che desiderava?
Sarebbe scappato?
Deglutì udendo le sue parole , era immobile, non si sarebbe potuta muovere nemmeno di un passo impossibilitata come era.
Chiuse gli occhi una frazione di secondo ponderando le parole .

" Ora mi ha qui ... "

Rispose senza pensarci mentre serrò inavvertitamente la mandibola, gli occhi fissi nei suoi.

" Ma non le consentirò una fuga , Dottore, non correrà più... Questi sette anni sono stati sufficienti per la sua bella vista e i suoi piaceri del mondo.... "
 
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view post Posted on 20/8/2015, 22:34     +1   +1   -1
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Alla mia tavola non vi è spazio per la pietà

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:hannibal2:

Per un solo istante gli è parso di notare spavento negli occhi di Clarice, ma quella strana luce ci mise ben boco a svanire nel nulla, forse stava lottando contro se stessa? Quanti lati e aspetti erano insinuati e nascosti in Clarice Starling? La donna coraggiosa e forte che aveva ora di fronte a se, pronta a ricevere da parte sua qualsiasi gesto, cenno o parola decidesse di darle? Inspirava il profumo dell'aria, si sentiva l'odore forte di sangue arrivare dalle sue spalle, appartenente a Paul Krendler, forse privo di vita. Si sentiva l'odore del proprio sangue, ma tutto questo veniva coperto dal profumo di Clarice Starling, che pareva essere ancora affaticata dallo sforzo esercitato poco prima. Quegli odori, così come le parole, così come i gesti e gli sguardi, Lecter non li avrebbe mai dimenticati e non avrebbe dimenticato nemmeno la reazione che stava avendo Starling, sempre più capace di aumentare la posta in gioco, l'avrebbe delusa all'ultimo momento? L'avrebbe tradito spaventandosi proprio quando lui avrebbe giocato la sua ultima carta? Inclinando il capo lo psichiatra sorrise mostrando una lieve aria di approvazione alle sue parole, le prime brevemente pronunciate da lei, ignorò per il momento le ultime.

"Ti ho, qui, inerme, Clarice, di fronte ai miei occhi, che temporeggi in attesa che la polizia locale raggiunga la zona... Così da privarmi della mia libertà."

Sospirò un momento prima di sbattere le ciglia mentre le rivolse un altro sorriso, l'ennesimo. Solo ora, in questo momento preciso, Lecter si permise di sollevare la mano destra, quella del braccio ferito, per appoggiarla piano e con estrema delicatezza, sulla spalla della donna, la sinistra.

"Rispondimi, Clarice. Tu mi diresti mai: 'fermati'...?"

Gli occhi di Lecter ora sembravano mutare, trasformarsi, da glaciali e pungenti come Starling li aveva sempre potuti vedere, tralasciavano una differente espressione, più calda, per assurdo poteva essere definità più dolce. Ma come poteva un uomo definito da tutti 'mostro' avere nel proprio sguardo un'espressione dolce?
Continuò subito a parlare aggiungendo una precisazione a quella domanda.

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"...'Se mi ami, fermati'?"
 
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view post Posted on 20/8/2015, 22:48     +1   +1   -1
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:clarice3:

Hannibal Lecter pareva essere come il fuoco, sapeva atrarre , stuzzicare , ma era diabolicamente pericoloso ed ora Clarice sembrava prendere parte ad un grande gioco assieme al cannibale. Fino a quando la pazienza dell'uomo avrebbe retto a quelle sue non velate provocazioni? Hannibal la conosceva del resto, sapeva bene quanto dietro le sue parole vi fosse astio, ma allo stesso tempo profonda ammirazione e rispetto , non approvava ciò che faceva né il suo operato, ma come donna dotata d'intelligenza sapeva bene quanto Hannibal fosse una spanna al di sopra di lei. Ma più rifletteva su queste incongruenze, più perdeva la morsa su Hannibal, mai perdere il contatto visivo , mai perderlo di vista, tenerlo legato a sé tramite uno sguardo così come era successo a Memphis anni prima .
Il suo respiro disintegrava l'aria , i battiti erano sempre più sostenuti e il sangue pompato sempre più velocemente nelle vene dopo quella sua chiarificazione. La polizia tardava , Clarice doveva scappare da quella situazione portando Lecter con sé. Ma come?Il suo cervello si bloccò un istante quando lo vide avanzare verso lei. Che cosa desiderava dirle o farle ora? Non bastava tutto ciò che aveva subito in questo lasso di tempo?
Aumentò la frequenza cardiaca , il respiro era sempre più corto .
Qualcosa stava mutando in Hannibal, il tocco delle sue mani - non più rabbiose come prima, ma quasi gentili - le diede la conferma. Rimase immobile a questo contatto, le mani di Hannibal Lecter non la opprimevano come prima, parevano semplicemente adagiate , non pressate contro la sua pelle.
Che cosa doveva dirle...?
Dischiuse la labbra per poi serrarle subito, aveva bisogno d'aria, quella vicinanza non era semplice da sopportare.
Il cuore mancò il primo battito.
Cosa stava succedendo? Hannibal Lecter , il Cannibale, si stava per caso dichiarando a Clarice Starling? Stentò a credere a quelle parole , amore , come poteva una parola aleggiare sulla bocca di Lecter? Un uomo che forse non aveva mai conosciuto l'amore come poteva parlarne?
Fermarlo per amore? Clarice avrebbe dovuto fermarlo con il ricatto dell'amore?
Esitò , perché esitava? Perché lo sguardo di Hannibal pareva diverso? Dove era finito l'uomo di poco fa pronto a tutto pur di schernirla ?
Amare un uomo del genere, chi avrebbe mai potuto?
L'amore non faceva per loro .

" Nemmeno tra mille anni .... "



Rispose fissando l'uomo incredula , doveva continuare .

" ... Potrei mai amarla , Hannibal Lecter "
 
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27 replies since 1/8/2015, 17:58   390 views
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